Ai tempi di COVID-19 si ha, tra le altre cose da fare, il tempo per riflettere e, portando avanti pensieri logici che spesso restano solo come i fili ingarbugliati, riflettiamo anche e soprattutto il tempo che stiamo vivendo: siamo noi stessi il riflesso di situazioni impreviste, sconosciute e che, come tali, ci lasciano quasi sprovvisti di fronte le contraddizioni che creano.

In queste settimane si fa, infatti, un gran parlare di positività dentro una situazione che sembra essere tutto tranne che positiva. Pensiamoci: l’aggettivo positivo riporta tra i suoi sinonimi “buono, favorevole, utile, vantaggioso” (treccani) e come contrari: “cattivo, negativo, sfavorevole, svantaggioso, dannoso, pericoloso” (treccani).

Quindi, a onor di logica, dovremmo poter concludere dicendo che se ai tempi di COVID-19 si parla di positività, è perché stiamo vivendo qualcosa che non è negativo, dannoso, cattivo e/o pericoloso.

E invece no.

Invece no perché se questo sconosciuto COVID-19 sta dimostrando di essere una situazione veramente eccezionale, allora anche il modo in cui il termine “positivo” lo sta caratterizzando è un’eccezione all’uso naturale che se ne fa, dal momento che ne stiamo utilizzando l’accezione medica che, in un responso diagnostico, indica e conferma il sospetto formulato, confermando affermativamente un giudizio diagnostico, intendendolo dunque in senso non benigno, sfavorevole e quindi NEGATIVO. Per cui il COVID-19 è un positivo che dunque positivo non è.

Ma… Riflettiamo e giochiamo allora con la lingua italiana… Il negativo ha anche a che fare con l’ambito fotografico… Infatti, il negativo fotografico, la pellicola, è un particolare supporto su cui vengono impresse le informazioni dell’immagine latente che, a seguito dello sviluppo e della stampa, produce un’immagine positiva. 

E dunque pensiamo al COVID-19 come un “positivo” che ci restituisce un negativo, da cui viene poi sviluppato il positivo, l’immagine di una società che fa di limiti e ostacoli, opportunità di “sviluppo” e crescita verso ciò che vale. Verso ciò che vale la pena: tentare a vedere il positivo, sempre.

Roberta Lanzalaco